Raccolta illecita di dati personali, nessuna informativa e un'assenza di verifiche sull'età dei minori. Con queste principali motivazioni, il Garante della privacy ha disposto lo "stop a ChatGPT", aprendo contestualmente un'istruttoria. Il provvedimento, con effetto immediato, è rivolto a OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce il software di intelligenza artificiale e in cui Microsoft (società madre di LinkedIn) ha recentemente annunciato nuovi investimenti.
Il Garante lamenta l'assenza di "una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di addestrare gli algoritmi sottesi al funzionamento" del chatbot.
OpenAI dovrà comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

Il Garante italiano è la prima autorità a fermare l'algoritmo, unica maniera per continuare ad utilizzarlo è dotarsi di una VPN che assegni un indirizzo IP al di fuori dell'italia oppure utilizzare l'accesso alla rete TOR.

E ora vediamo che succede....

chatGPT