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“Oltre alla cessazione della licenza perpetua, Broadcom ha anche deciso di interrompere l'Hypervisor ESXi gratuito, contrassegnandolo come EOGA (End of General Availability). Purtroppo, al momento non viene offerto alcun prodotto sostitutivo", ha affermato Broadcom in una breve nota (KB) ai clienti (https://kb.vmware.com/s/article/2107518)
Oltre ad essere ampiamente utilizzata dagli appassionati domestici, l'iterazione gratuita dell'hypervisor (un sistema operativo che consente di eseguire più macchine virtuali su un server fisico) è ancora utilizzata da molte piccole e medie imprese (PMI), ad esempio nelle filiali che dovranno ora prendere in considerazione la possibilità di pagare o passare a un'alternativa come Proxmox o XCP-NG.
La mossa arriva tre settimane dopo che VMware ha chiarito i suoi piani di razionalizzazione del portafoglio dopo un post e poi cancellato un KB sui suoi piani per tagliare 56 SKU di prodotti autonomi, affermando in seguito che "la semplificazione del portafoglio consentirà ai clienti di estrarre più valore dal loro investimento in VMware e consentirà a VMware di per accelerare la fornitura di nuove innovazioni e facilitare sia l’implementazione che la gestione per i clienti”.
Ed ora come evolveranno gli HomeLab???
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Se siete soliti usare un file di testo per tenervi delle piccole note, magari quando avete ricevuto una telefonata odvete svolgere qualcosa, con Notepad è possibile aggiungere la data e ora in modo da tenere una sorta di traccia, o di log, di tutte le note inserite.
La prima cosa da fare, è creare un nuovo file di testo che nella prima riga contenga .LOG scritto in maiuscolo.
Si deve poi salvare il file, chiuderlo e riaprirlo e questo inizierà a registrare la data e ora delle varie aperture del file.
Se chiudete e riaprite il file di testo ogni volta, questa soluzione può andare bene,
se invece vi serve che ogni nota abbia la sua data e ora, dopo averla scritta premete il tasto F5, o Fn F5 dove previsto dalla tastiera, questo aggiungerà i dati richiesti al termine della nota.
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L’era della singola password condivisa tra tutti gli account si è definitivamente conclusa. I frequenti data breach di servizi anche molto popolari hanno evidenziato l’importanza di utilizzare password non solo robuste ma soprattutto univoche per tutte le proprie attività online e, dove possibile, abilitare anche il secondo fattore di autenticazione.
Ma l’uso di tante password complesse e diverse tra loro ha creato una nuova necessità, ossia quella di archiviare tutte queste informazioni in maniera sicura e allo stesso tempo facilmente accessibile. Necessità prontamente soddisfatta da numerosi password manager nati negli ultimi anni, alcuni dei quali sono stati direttamente integrati nei maggiori sistemi operativi mobili e desktop (come Google Password Manager o iCloud Keychain).
Soluzioni dunque estremamente collaudate e diffuse, che però soffrono tutte dello stesso difetto, ossia il fatto che informazioni vitali per la nostra organizzazione sono in possesso di aziende terze su cui noi non possiamo esercitare nessuna forma di controllo.
La domanda che sorge dunque spontanea è: esiste un’alternativa valida, un prodotto che ci restituisca il pieno controllo di questi preziosi dati? Una delle risposte più valide a questo quesito è KeePass, un password manager dalla storia quasi ventennale divenuto talmente popolare da affermarsi come vero e proprio standard per l’archiviazione di dati su file.
Il motivo dell’incredibile successo e diffusione di KeePass è legato proprio alla sua semplicità: dimenticati dei complessi sistemi di sicurezza per proteggere i server dagli attacchi adottati dai password manager cloud a protezione delle nostre preziose informazioni, tutto è archiviato localmente, su un file criptato (con l’estensione kbdx 2, divenuta ormai uno standard e compatibile con numerosi client open source e non) protetto da una master password e da un eventuale secondo fattore di autenticazione hardware.
Un ulteriore punto di forza di KeePass è la sua natura open source che garantisce la sicurezza del codice (grazie alla community numerosa e attiva che lo continua ad aggiornare e modificare) e la nascita di diversi client alternativi che risolvono alcuni dei principali difetti presenti nel client tradizionale, quali l’interfaccia grafica datata e la scarsa compatibilità con i sistemi operativi mobili e UNIX.
Proprio a questo riguardo mi sento di consigliare l’utilizzo di due client alternativi, KeePassXC e KeeWeb, entrambi dotati di interfacce moderne, funzionalità aggiuntive e di release per qualsiasi sistema operativo, anche mobile. L’ultimo potente strumento messo a disposizione da KeePass (purtroppo quasi esclusivamente disponibile sul client tradizionale) è la combinazione delle funzionalità di trigger e URL override, che permettono rispettivamente di automatizzare pressoché qualsiasi azione sul database (salvataggio, copia, sincronizzazione etc.) e di integrarsi con programmi terzi direttamente da KeePass (per aprire un tunnel ssh con putty utilizzando le credenziali memorizzate nelle entry).
Bisogna dire che qualche difetto è intrinseco nella natura di KeePass, come il fatto che la sicurezza garantita dall’archiviazione su file lo rende allo stesso tempo poco incline (a meno di personalizzazioni specifiche poco user friendly) all’utilizzo multi-utente. Considerato comunque che umanamente è più facile ricordare una master password piuttosto che centinaia e che il file, senza chiave d’accesso è intelligibile perché cifrato e quindi buckappabile, questi difetti intrinseci sono facilmente mitigabili.
Riassumiamo i pregi e difetti principali:
Pregi di KeePass
- Gratuito.
- Grande flessibilità.
- Assoluto controllo sull’archiviazione delle informazioni.
- Garanzia sull’assenza di backdoor assicurata dal codice aperto o oggetto di revisione della community.
- Possibilità di salvare anche file e creare record personalizzati.
- Profonda integrazione con i browser e possibilità di creare scorciatoie e integrazioni con software terzi.
- Disponibilità di numerosi plugin e client alternativi capaci di soddisfare pressoché qualsiasi esigenza.
Difetti di KeePass
- Assenza di supporto.
- Difficile integrazione in un ambiente multi-utente.
- Impossibilità di recuperare i dati in caso di master password dimenticata o file corrotto.
- Meno “user-friendly” e moderno come user interface di altri prodotti.
KeePass è Sicuramente a utenti consapevoli, visto che si tratta di uno strumento open source e non esiste dunque nessun supporto ufficiale a cui scrivere in caso di problemi (escluso ovviamente quello fornito della community). La sua grande flessibilità richiede un po’ di tempo e skills informatiche per sfruttarne le piene potenzialità ma, nonostante questo, mi sento di consigliarlo a chiunque voglia progressivamente riprendere il controllo dei propri dati slegandosi dalle logiche cloud e magari sfruttare le potenzialità di questo genere di prodotti per automatizzare alcuni processi altrimenti manuali.
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Le VPN offrono un servizio utile nel settore della sicurezza digitale. Per ottenere risultati concreti in questo senso, adottano dei protocolli appositi in grado di proteggere gli utenti.
A grandi linee, le soluzioni più diffuse in tal senso sono due: OpenVPN e WireGuard. Ma quale delle due può essere la soluzione realmente migliore?
OpenVPN è un protocollo di connessione open source lanciato sul mercato nell’ormai lontano 2001. Questa tecnologia crea un tunnel sicuro tra due punti di connessione in modo che i dati possano essere trasferiti (sia in entrata che in uscita) in modo sicuro.
Questa tecnologia è la più collaudata, tanto che è utilizzata abitualmente da alcuni dei provider più famosi del settore.
Ecco un breve schema di come funziona una VPN (Virtual Private Network)
WireGuard o OpenVPN: Protocolli di sicurezza a confronto:
La crittografia utilizzata con il protocollo OpenVPN è configurabile, il che significa che l’utente può scegliere quello che vuole: attualmente è possibile utilizzare AES, Blowfish, Camellia e ChaCha20 su OpenVPN.
WireGuard è molto più giovane di OpenVPN, essendo stato proposto al pubblico nel 2019. Ma questo protocollo è diventato rapidamente popolare in tutto il mondo per la sua capacità di proteggere il traffico dati online, pur avendo un impatto minimo sulla banda.
Rispetto ad OpenVPN infatti, questo protocollo è molto più leggero in termini di codice. Quale delle due opzioni scegliere?
Va detto che sia OpenVPN che WireGuard sono un’ottima soluzione a livello di sicurezza. Entrambe le soluzioni hanno comunque piccoli pro e contro.
OpenVPN è più collaudato e presenta bug pressoché inesistenti, WireGuard è più prestante ma, vista la sua relativa giovinezza, può anche presentare più facilmente potenziali falle.
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Per consentire una comunicazione tra il proprio dispositivo Android e il PC di casa è necessario utilizzare ADB, ecco in cosa consiste e come funziona.
A volte può essere utile far comunicare il proprio cellulare o il proprio tablet Android con il computer di casa, per tutta una serie di motivi. Si potrebbe ad esempio voler scaricare foto e documenti, o viceversa caricarli sullo smartphone in modo da averli sempre a portata di mano. Per questo esiste Android Debug Bridge, uno strumento che si trova nel software SDK (ovvero negli strumenti di sviluppo per le applicazioni di Android).
Esso consente una comunicazione veloce tra i due dispositivi, con tutti i vantaggi del caso.
Il Debug Usb:
Per utilizzare ADB Android serve una funzionalità particolare, denominata Debug USB. Essa consente di avviare una comunicazione avanzata con il proprio dispositivo, installando applicazioni, leggendo informazioni di sistema ma anche abilitando permessi di root.
Ma di cosa si tratta? Il nome deriva dal processo denominato debugging, ossia la ricerca di bag e la loro correzione. Questo strumento serve soprattutto agli sviluppatori di applicazioni e appare in un menù nascosto. Connesso quando il PC è collegato allo smartphone è possibile verificare la app in fase di sviluppo. È anche possibile cambiare alcuni aspetti specifici del software presente nello smartphone o ancora si può sviluppare un’applicazione di Android.
ADB a cosa serve:
ADB può essere veramente utile in diverse occasioni, laddove si voglia ampliare l’utilizzo del proprio dispositivo Android. È tutt’altra cosa, infatti, lavorare direttamente sul proprio smartphone rispetto a poter intervenire su esso utilizzando un terminale. Dunque Android Debug Bridge consente agli utenti di personalizzare i propri cellulari o tablet, ad esempio accedendo a delle funzionalità nascoste, che con un accesso normale non si potrebbero visualizzare.
Si tratta di funzionalità molto utili soprattutto per i più esperti, come ad esempio strumenti per le applicazioni di scrittura. Ma sono molto importanti anche per gli sviluppatori di applicazioni. Con questo strumento si possono infatti inviare dei comandi avanzati al proprio dispositivo. Un’altra funzione molto utile di ADB Android è quella di poter recuperare dei dati dal dispositivo quando si trova nella modalità recupero. Questo consente quindi di poter andare a ritrovare vecchie foto o documenti salvati.
Come funziona ADB:
A questo punto cerchiamo di capire come usare ADB Android. È bene sapere che per consentire una comunicazione tra PC e smartphone/tablet è necessario avere un cavo USB e una connessione wireless. Inoltre bisogna attivare preliminarmente le cosiddette funzionalità aggiuntive Android, alla voce "Debug Usb", che consente al computer di accedere al file system del proprio dispositivo.
Cosa si può fare con ADB:
A questo punto sono diversi i comandi che si possono eseguire con ADB Android. È infatti molto utile soprattutto laddove si vogliano salvare materiali di vario tipo. Un caso molto classico è quello dello smartphone pieno: prima di formattarlo per liberare spazio è importante poter salvare quanto contiene. ADB Android consente non solo di fare il backup della scheda SD, ma anche di copiare nel computer i file memorizzati sul dispositivo, o viceversa passare su quest’ultimo alcuni contenuti salvati sul PC.
Con ADB il download del materiale memorizzato è sempre possibile. Altra funzionalità importante è la possibilità di installare sul dispositivo Android applicazioni che sono sul computer. Vi sono inoltre tutta una serie di funzionalità dedicate agli sviluppatori.
I principali comandi di Adb Android:
Android Debug Bridge può eseguire diversi comandi, in base alla funzione richiesta, ad esempio:
- "ADB reboot", per riavviare il dispositivo in remoto sarà necessario utilizzare , che consente un riavvio in modalità normale
- "ADB reboot recovery" consente un riavvio in modalità di ripristino, quando si deve recuperare qualcosa.
- Altra modalità di riavvio possibile con ADB Android è in "Bootloader Mode", che si usa nei dispositivi in cui questa funzionalità è disponibile, oppure, anziché andare dapprima in Bootloader e scegliere poi "Fastboot", è possibile riavviare direttamente in modalità Fastboot con "ADB Reboot Fastboot".
- "ADB Reboot Fastboot" è modalità consente di flashare dei recuperi personalizzati ma anche Rom personalizzati sul proprio dispositivo.
- "ADB push Source Destination" ad esempio è il comando che consente di inviare file sul dispositivo, sarà ovviamente necessario specificare il percorso di origine del file all’interno dell’argomento del comando e la destinazione in cui si desidera inviare il file.
- "ADB pull FileLocation Destination" invece per scaricare invece dei file dal dispositivo. Anche in questo caso sarà necessario specificare percorso e destinazione.
- "ADB install APKLocation", si possono installare app sul dispositivo
Adb, ha molte altre funzioni che non sto qui a elencare, è sufficiente una breve ricerca per trovare il manuale completo e le sintassi da utilizzare, chiudo la panoramica sullo strumento specificando che per installare adb ci sono due strade, installare tutto il setup SDK dell'Android studio (utile se volete sviluppare app), oppure gli adb minimal tools che è stato estratto dall SDK da volonterosi utenti nell'web, e si possono trovare su molti siti.
Link utili:
SDK Android Studio: https://developer.android.com/studio
ADB setup minimal tools: https://www.androidfilehost.com/?fid=746010030569952951
ADB portable minimal tools: https://androidfilehost.com/?fid=962187416754459552