A  breve sarà presente la sezione del materiale rigenerato!

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ovegna mn7 2Nel mio cercare nuove e sempre innovative soluzioni, mi sono imbattuto in questo strepitoso oggetto: L’Ovegna MN7 (si il nome è tutto un programma....) un micro PC dalle dimensioni estremamente ridotte!

È definito micro PC proprio perché le dimensioni sono tra le più piccole del mercato: 62x62mm per soli 42mm di altezza. Il peso è di soli 125 grammi, tanto piccolo che si tiene con una mano. Il processore all’interno, tuttavia, è un ottimo Intel Celeron J4125 da 4 core e 4 thread in grado di raggiungere i 2,7GHz. Ad affiancarlo ci pensano 8GB di memoria RAM LPDDR4 ed un SSD mSATA da 128GB. A spingere il tutto troviamo Ubuntu preinstallato, ma nulla vieta ovviamente di sostituire l’OS con quello a noi più congeniale. Una configurazione decisamente performante per tutte le attività quotidiane, dal lavoro d’ufficio alle lezioni in DAD, incluso l’intrattenimento.

Dal punto di vista della connettività, a dispetto delle dimensioni, non manca davvero nulla. Due le porte USB entrambe con specifica USB 3.0. Per la connessione al monitor ritroviamo una porta HDMI la quale permette di collegare uno schermo con risoluzione massima di 4K a 60Hz. Non manca uno slot per microSD utile per espandere la memoria fino ad ulteriori 128GB. Presente naturalmente il jack combinato da 3,5mm per la connessione di cuffie/altoparlanti e microfono. Chiudono le connessioni wireless che prevedono sia il Wi-Fi dual band che il Bluetooth.

ovegna mn7

Il PC è attualmente disponibile su Amazon al prezzo di soli 249,90 euro, un prezzo piuttosto conveniente considerando il rapporto prezzo/prestazioni nella sua categoria.

Ovviamente il tutto sarà poi da abbinare senza troppe pretese a un buon monitor da 22" e relativa tastiera e mouse e nel caso di videocall una tranquilla webcam

Link ai device:
Mini pc Ovegna MN7: https://amzn.to/2PBU0S3
Monitor 22": https://amzn.to/3xA2QAF
Kit Tastiera e mouse: https://amzn.to/3eGiCkY
Webcam economica: https://amzn.to/2Rdmhig

Data di Nascita Google

In questi giorni in moltissimi mi avete segnalato che Google sta inviando notifiche continue sugli smartphone Android di mezzo mondo per inserire la vostra data di nascita, o almeno di chi possiede quell’account Google sincronizzato sul dispositivo. La data di nascita è richiesta in fase di registrazione di un account Google, ma a quanto pare in molti non la inseriscono.

La notifica si presenta come l’immagine in apertura articolo e viaggia di pari passo ai controlli sugli account e sui dati inseriti che Google fa periodicamente ed ora sembra il turno di completare il tutto con la nostra data di nascita. Una notifica a schermo ci intima di inserire giorno, mese ed anno di nascita del proprietario dell’account Google configurato sul dispositivo, e non si può aggirare.

Con il messaggio che recita in alto “Manca la tua data di nascita. Questa informazione è richiesta per legge.” senza però citare quale legge, questo sarebbe stato più opportuno. Infatti secondo i termini che potete leggere qui, ad esempio in Italia bisogna avere almeno 14 anni per poter gestire il proprio account Google e questa informazione è mancante su tantissimi account registrati.

Infatti se non si soddisfano i requisiti minimi di età è necessario creare e gestire un Account Google con Family Link con cui un genitore dovrà gestire l’account del proprio figlio così da controllarlo e autorizzare installazione di app, limitare l’uso del dispositivo e molto altro. Dunque Google sta raccogliendo le date di nascita di chi ha un account Google per verificare se rispetti i limiti imposti a norma di legge.

Maggiori informazioni su come aggiornare il proprio account Google per soddisfare i requisiti di età si possono trovare in questa pagina del supporto ufficiale. Dunque nessuna intromissione di Google nei dati personali, ma semplicemente adeguare ai limiti imposti dalle leggi nazionali sull’utilizzo di beni tecnologici che non possono essere utilizzati sotto una certa età.

prigione digitale2La scorsa settimana, ho letto una notizia inerente 39 postini inglesi che sono stati dichiarati innocenti dopo che un bug del software gestionale del servizio postale gli aveva rovinato la vita, facendoli passare per ladri e mandandoli anche in prigione. Caso simile a quello avvenuto negli Usa: un ragazzo indagato per i dati di Google Maps.

Due casi diversi nel concetto, ma simili alla base: la tecnologia non è infallibile. E fidarsi troppo della tecnologia può portare anche a rovinare la vita delle persone.

Un fatto questo che hanno sperimentato sulla loro pelle numerosi postini inglesi, accusati dal loro datore di lavoro "Post Office" di aver rubato soldi e per questo motivo incriminati. Una di loro, Janet Skinner, è stata mandata in prigione per nove mesi e allontanata dai figli per aver sottratto 59.000 sterline. Un altro, Harjinder Butoy, ha passato in prigione oltre tre anni e si è visto la vita rovinata: non è più riuscito a trovare un altro lavoro quando è stato scarcerato.

Non solo: un altro postino si è suicidato quando lo hanno accusato di aver sottratto 100.000 sterline mentre una ragazza, in dolce attesa, è stata accusata prima e poi imprigionata per giorni.

Dal 2000 al 2014 circa 736 postini sono stati condannati per aver sottratto soldi a Post Office: dalle loro postazioni di lavoro i conti non tornavano, mancavano incassi

Nessuno di loro però era colpevole: a far male i conti è stato un software gestionale realizzato dalla giapponese Fujitsu, un bug mai risolto. Per anni si è cercato di dimostrare che la colpa era del software, ma Post Office ha sempre detto che Horizon era affidabile e che i soldi erano stati effettivamente sottratti. Una situazione allucinante, anche perché per evitare l’accusa di furto molti impiegati hanno addirittura versato di tasca loro soldi che risultavano mancare dalle loro postazioni, con casi di famiglie rovinate e altre ridotte sul lastrico, che hanno ipotecato o venduto la casa.