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L’iniziativa nasce come risposta all’accresciuta domanda di qualità e quantità di dati, utilizzando lo spettro disponibile nel modo più efficiente possibile, allocandolo sulle tecnologie di nuova generazione.
E’ l’esempio di Vodafone che porterà il 4G ad ulteriori 1.100 comuni, che fino a questo momento ne erano privi. Tutto ciò darà accesso ai servizi digitali a un maggior numero di persone, potenziando le prestazioni per il traffico dati e riducendo così il digital divide. Di conseguenza, migliorerà la risposta della rete nella fruizione dei servizi ad alto consumo di banda come la didattica a distanza, lo smart working e le soluzioni cloud.
L’utilizzo combinato delle frequenze del 4G con quelle oggi in uso per il 3G consentirà inoltre di ottimizzare il consumo dell’energia elettrica, in secondo luogo le frequenze utilizzate finora per la tecnologia 3G verranno invece riutilizzate in combinazione a quelle già in uso per il 4G per potenziare quest’ultima tecnologia di rete e in futuro per il 5G.
In breve, diventa uno step necessario per lasciare spazio alle nuove tecnologie di rete con dei vantaggi sia dal punto di vista prestazionale, del progresso e dell’efficienza energetica.
Poiché si tratta di una novità che riguarda fisicamente la rete Vodafone, la dismissione del 3G andrà quindi ad impattare anche tutti gli operatori virtuali italiani che sfruttano la rete dell’operatore, i cui marchi più popolari sono i seguenti: il secondo brand ho. Mobile, con l’aggregatore Effortel 1Mobile e Optima Mobile, con l’aggregatore Plintron NTmobile, Noitel (e i suoi vari ATR come ad esempio Netoip, Sija, UniPoste Mobile), Rabona Mobile (e il suo brand Sì Pronto!?!), WithU, e infine Lycamobile.
Si ricorda che secondo fonti certe prossimamente fra gli MVNO che sfrutteranno la rete Vodafone ci sarà anche PosteMobile Full, che sta per cambiare nuovamente rete di appoggio, attualmente WINDTRE.
Questo passaggio, di cui non si conosce ancora la data, non comporterà il cambio delle SIM per i già clienti in quanto operatore virtuale di tipo Full MVNO.
Nel corso degli ultimi anni tutti i virtuali sotto rete Vodafone appena elencati si sono già attrezzati rendendo disponibile il 4G per tutti i propri clienti, per cui dal punto di vista della navigazione internet, per coloro che hanno dispositivi recenti, non ci sarà alcun problema.
Invece, così come per i clienti Vodafone, anche i clienti degli operatori virtuali sotto rete Vodafone che utilizzano uno smartphone o una SIM non abilitati alla navigazione 4G dovranno fare i conti con gli stessi disagi, per cui in questo caso dovranno essere i clienti ad attrezzarsi per continuare la navigazione internet mobile.
Tuttavia c’è anche una questione che dovrà essere risolta da parte degli operatori: si tratta delle chiamate telefoniche, che nonostante continueranno a funzionare normalmente tramite rete 2G così come gli SMS, per via della dismissione del 3G non sarà più possibile navigare in contemporanea ad una chiamata, proprio a causa dello switch verso la rete 2G durante le telefonate.
Per evitare ciò sarebbe necessario che anche gli operatori virtuali abilitassero, chiaramente in accordo con Vodafone, la tecnologia VoLTE, che per i clienti dei virtuali con gli smartphone compatibili con questa tecnologia consentirebbe di effettuare e ricevere le telefonate tramite la rete 4G permettendo anche di continuare a navigare in internet durante una conversazione telefonica.
Cosa succede ai cellulari 2G e 3G ???
In molti si sono chiesti cosa succede dopo la dismissione delle reti 3G: Vodafone ha subito chiarito che per tutti i dispositivi e servizi in 2G e 4G la continuità di servizio sarà garantita senza nessun impatto rispetto alla situazione attuale. I dispositivi connessi attraverso tecnologia 3G e quindi non abilitati al 4G potranno continuare ad effettuare chiamate e inviare SMS, ma potrebbero riscontrare dei rallentamenti della navigazione Internet.
Staremo a vedere....
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Google ha annunciato un cambio nelle regole di gestione dello spazio di storage sui propri server. Gli utenti aventi un Google Account erano oggi sostanzialmente persuasi di avere spazio pressoché infinito poiché i limiti disponibili erano talmente alti da non rappresentare una preoccupazione per la gran parte della community. Ora però la storia cambia…..
Tutto avrà inizio a partire dal 1 giugno 2021. Da quel giorno in poi Google inizierà a calcolare il peso dei file caricati sul proprio account, ponendo un limite massimo di 15GB per tutti. Entro questo quantitativo dovranno esserci le immagini di Google Foto, i documenti di Google Docs, i fogli di calcolo di Google Spreadsheet, nonché form, presentazioni e tutto quel che è il mondo di Google Drive.
Il peso maggiore è quello degli allegati delle mail o di foto/video di backup dai propri dispositivi mobile. Nel computo complessivo non rientrano i file caricati prima del 1 giugno 2021: da quella data si parte dunque tutti dallo stesso livello.
Google ha spiegato di voler porre un tetto massimo, per poter continuare ad investire sul servizio ed evitare che pochi utenti possano abusare della gratuità concessa a tutti. Cosa succede oltre i 15GB di spazio? Occorrerà semplicemente pagare un abbonamento a Google per il servizio di archiviazione che consente di mettere da parte tutto il materiale che si desidera a prezzi contenuti.
E ATTENZIONE: Qualora un utente non utilizzi un servizio per oltre 2 anni, lo spazio occupato sarà cancellato (ma riceverà più di una notifica prima che la cancellazione possa avvenire).
Appoggiarsi a servizi terzi che spacciano tutto facile, semplice e gratuito spesso porta a doversi sottomettere poi ad un business studiato a tavolino che nel corso del tempo (a volte anche anni) poi porta alla dipendenza forzata a questi strumenti che sembrano l'unica soluzione.
Esistono molteplici alterantive (Nas custom, Personal Cloud, Microserver etc.. etc...) per staccarsi dai servizi delle grandi aziende e ritornare proprietari dei propri dati, se qualcuno fosse interessato alle soluzioni può sempre contattarmi e leggere alcuni articoli che già ho pubblicato.
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Non usarete i cloud provider USA.... Praticamente tutti o quasi!
Non ve lo dico io, che sono magari "paranoico" hai vostri occhi o troppo "tecnico" ma lo dice il Sig. Garante della Privacy.
“Il Garante incoraggia vivamente le istituzioni, uffici, agenzie e organi dell’Unione europea a evitare trasferimenti di dati personali verso gli Stati Uniti per nuove operazioni di trattamento o in caso di nuovi contratti con fornitori di servizi”.
In breve, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha dichiarato invalido il Privacy Shield, l’accordo che regolamenta il trasferimento di dati tra Unione europea e USA, perché non protegge a sufficienza il diritto alla riservatezza dei dati personali dei cittadini Ue trasferiti negli Usa. (Fonte: https://tinyurl.com/y54ozrn3)
Io utilizzo (e gestisco) per uso privato e non, con soddisfazione Nextcloud che con sua architettura aperta e la community ne hanno permesso la trasformazione in una vera a propria piattaforma collaborativa. È possibile infatti aggiungere funzionalità al server sotto forma di applicazioni e consentire agli utenti di avere il pieno controllo dei propri dati.
Gli utenti possono gestire editare e condividere files, calendari, note, attività, contatti e visualizzare la posta.
Nextcloud si rivolge a privati ed aziende che non sono disposti a cedere a terzi il controllo dei propri dati personali.
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Sei in ritardo ed è giunto il momento di scegliere un notebook, un PC fisso e i relativi accessori?
Devi "solo" potenziare il tuo angolo di lavoro o di studio?
Non sai come districarti nella scelta???
Che aspetti???
il prossimo lookdown???
Sentiamoci dai! Ed esponi le tue esigenze
possiamo migliorare insieme!
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Lo sviluppo e il mantenimento del codice di Immuni, l'app italiana per il contact tracing, passa nelle mani Statali (parere personale: e siamo a posto no.... )
L'applicazione Immuni, è stata progettata e sviluppata dal team di Bending Spoons, passerà ora nelle mani dei "professionisti" di Sogei e pagoPA che ne cureranno lo sviluppo e il mantenimento sotto la supervisione del Commissario Straordinario per l'emergenza, del Ministero della Salute e del Ministro dell’Innovazione, il passaggio era già previsto dal contratto iniziale e non avrà nessun onere per le tasche dei contribuenti.
Fra gli obiettivi futuri ci sarà l'integrazione di Immuni con le altre applicazioni europee di contact tracing nel contesto del protocollo di interoperabilità delineato dalla Commissione Europea. (Fonte: corrierecomunicazioni)
mentre nel resto del mondo...... L'Health Service Executive (HSE) irlandese ha donato il codice sorgente per l'app COVID Tracker alla Linux Foundation. Ciò consentirà alle giurisdizioni di tutto il mondo di sviluppare e distribuire rapidamente le proprie app di tracciamento dei contatti utilizzando una base comune open source consentendo al tempo stesso il miglioramento globale di questo strumento.
Il codice sorgente di COVID Tracker Ireland sarà reso disponibile con il nome del progetto COVID Green. Il repository sarà gestito dagli sviluppatori NearForm.
(Fonte: neaform.com)
Dove sbagliamo "a volte" noi italiani?