Problemi in tutto il mondo per Gmail: molti non riescono ad accedere alla casella di posta elettronica, altri hanno difficoltà nel ricevere o inviare i messaggi. Tutto è da imputare a un qualche intoppo di natura tecnica su cui il gruppo di Mountain View si è già messo al lavoro. Intanto l’hashtag #GoogleDown è già in cima ai trend sui social network.

bigG Down

Nella dashboard ufficiale leggiamo che “Siamo a conoscenza di un problema con Gmail che interessa una maggioranza di utenti. Gli utenti interessati non sono in grado di accedere a Gmail. Forniremo un aggiornamento entro 14/12/20 13:12 con i dettagli in merito alla tempistica di risoluzione del problema. Tieni presente che il tempo di risoluzione è una previsione e può cambiare”.

centosQuando nel settembre del 2019 si è parlato dell’introduzione di CentOS Stream, la rolling release di CentOS, una delle riflessioni ad essere messa sul piatto fu che, verosimilmente, l’effort richiesto per mantenere tanto la versione di CentOS standard che quella Stream sarebbe stato troppo e che quindi, verosimilmente, delle due a sopravvivere sarebbe stata solo la seconda.

CentOS è RHEL (Red Hat Enterprise Linux), senza se, senza ma… E soprattutto senza brand. Da sempre tollerata, quindi annessa ed infine promossa come punto cardine del processo di promozione pacchetti in RHEL. Solo che da questa equazione perfetta, idilliaca e forse un filo utopica, mancava IBM.

Nel quartier generale qualcuno ha fatto ticchettare la penna, chiedendosi “ma siamo sicuri?”. Evidentemente la risposta deve essere stata no, perchè è arrivata anche la notizia che il progetto CentOS si concentrerà solo su CentOS Stream.

Cosa significa questo?? bye bye CentOS. Almeno così come la conosciamo (e usiamo)

CentOS Linux 8 terminerà di esistere, come una rebuild di Red Hat Enterprise Linux, alla fine del 2021, mentre CentOS Linux 7 invece sopravviverà, almeno finché Red Hat Enterprise Linux 7 sarà manutenuta

Qualcuno se la sentirà di usare CentOS Stream in produzione? Non penso proprio. Stream nasce con tutt’altre prospettive e prerogative ed è, per natura, inadatta alla produzione.

Insomma, piaccia o meno, la distribuzione CentOS è morta.

Gregory M. Kurtzer, che per chi non lo conoscesse è stato il fondatore di CentOS, però non vede futuro in quella che era la sua creatura e non approvando questo cambio di direzione, ha fatto quello che normalmente si fa in questi casi nel panorama open-source: un fork.

Nasce così Rocky Linux, al momento con un singolo file Readme su GitHub che però incarna tutta quella che è la sua intenzione:

"Rocky Linux è un sistema operativo enterprise gestito dalla community e pensato per essere al 100%, bug-per-bug, compatibile con Red Hat Enterprise Linux adesso che CentOS ha cambiato direzione."

Staremo a vedere!

linux hardware"Funzionerà Linux sul mio portatile?" "Questa periferica è supportata da Linux?" se anche voi si siete mai fatti una domanda del genere, il posto giusto dove guardare è linux-hardware.org!

Linux-hardware.org è un progetto mantenuto dalla comunità che contiene un database di dispositivi che gli utenti hanno testato con Linux ed è possibile trovare più di 75000 computer e più di 260000 componenti e per ognuno è disponibile un report piuttosto dettagliato dove è possibile vedere con quale distro Linux e che versione è stato provato, cosa funziona e cosa non funziona. L'indicazione della distro e della versione è molto importante: Linux è in continuo sviluppo e ciò che non è supportato dall'attuale versione potrebbe essere perfettamente funzionante nella versione immediatamente successiva!! Non scoraggiatevi se il vostro portatile sembra avere dei problemi, per esempio, con Ubuntu 19.10, provate l'ultima versione disponibile potreste rimanere felicemente sorpresi!

Il database è molto ben organizzato ed è possibile cercare un computer con l'anno di produzione, il tipo (notebook, desktop, all-in-one, ... ), il produttore e naturalmente il modello specifico (questo voce si presenta solo dopo la selezione del produttore).

In maniera simile avviene la ricerca per un particolare componente hardware ma oltre alla ricerca per produttore e modello, possono essere inseriti gli ID di produttore e dispositivo (quella seria di 4+4 caratteri alfanumerici che ci vengono mostrati per esempio con i comandi lsusb o lspci -nn) in modo da identificare inequivocabilmente l'esatto modello in dotazione al nostro computer.

win cloud

Una vera e propria esperienza PC virtualizzata: è quanto dovrebbe offrire Cloud PC, servizio su cui Microsoft sembra essere al lavoro ormai da tempo con l’obiettivo di arrivare al lancio entro la primavera del prossimo anno, fino ad oggi però rimasto al riparo da rumor e indiscrezioni.

Il servizio inaugurerà quella che viene definita l’era di Windows as a Service con la possibilità di accedere a un’istanza del sistema operativo in esecuzione sul cloud di Azure da qualunque postazione e dispositivo, anche mobile. Sarà con tutta probabilità indirizzato in un primo momento esclusivamente al mondo business ed enterprise così da sollevare le aziende dall’obbligo di dover continuamente fare i conti con la distribuzione degli aggiornamenti.

Cloud PC porterà Windows 10 sulla nuvola, basandosi sullo stesso principio già adottato per Windows Virtual Desktop. La stessa tecnologia sarà implementata in Windows 10X, in arrivo il prossimo anno, per l'utilizzo delle app Win32.

Microsoft Cloud PC è una nuova proposta strategica costruita sulla base di Windows Virtual Desktop per un’offerta Desktop as a Service. Sostanzialmente, Cloud PC fornisce ai clienti business un’esperienza Windows basata sul cloud moderna e versatile, consentendo alle organizzazioni di rimanere attive in una modalità semplice e scalabile.

Con linux è da tempo possibile acquistare un VPS o un server privato e adibirlo a Desktop remoto e cloud server, per piccoli gruppi di lavoro tramite il protocollo X2Go tranquillamente utilizzabile su terminali windows o linux, questa è una soluzione che già da tempo ho sperimentato e con le attuali linee fisse basate su fibra rendono l'esperienza utente sicuramente migliore che con le vecchie ADSL di anni fà.

x2go

Torri LTEL’iniziativa nasce come risposta all’accresciuta domanda di qualità e quantità di dati, utilizzando lo spettro disponibile nel modo più efficiente possibile, allocandolo sulle tecnologie di nuova generazione.

E’ l’esempio di Vodafone che porterà il 4G ad ulteriori 1.100 comuni, che fino a questo momento ne erano privi. Tutto ciò darà accesso ai servizi digitali a un maggior numero di persone, potenziando le prestazioni per il traffico dati e riducendo così il digital divide. Di conseguenza, migliorerà la risposta della rete nella fruizione dei servizi ad alto consumo di banda come la didattica a distanza, lo smart working e le soluzioni cloud.

L’utilizzo combinato delle frequenze del 4G con quelle oggi in uso per il 3G consentirà inoltre di ottimizzare il consumo dell’energia elettrica, in secondo luogo le frequenze utilizzate finora per la tecnologia 3G verranno invece riutilizzate in combinazione a quelle già in uso per il 4G per potenziare quest’ultima tecnologia di rete e in futuro per il 5G.

In breve, diventa uno step necessario per lasciare spazio alle nuove tecnologie di rete con dei vantaggi sia dal punto di vista prestazionale, del progresso e dell’efficienza energetica.

Poiché si tratta di una novità che riguarda fisicamente la rete Vodafone, la dismissione del 3G andrà quindi ad impattare anche tutti gli operatori virtuali italiani che sfruttano la rete dell’operatore, i cui marchi più popolari sono i seguenti: il secondo brand ho. Mobile, con l’aggregatore Effortel 1Mobile e Optima Mobile, con l’aggregatore Plintron NTmobile, Noitel (e i suoi vari ATR come ad esempio Netoip, Sija, UniPoste Mobile), Rabona Mobile (e il suo brand Sì Pronto!?!), WithU, e infine Lycamobile.

Si ricorda che secondo fonti certe prossimamente fra gli MVNO che sfrutteranno la rete Vodafone ci sarà anche PosteMobile Full, che sta per cambiare nuovamente rete di appoggio, attualmente WINDTRE.

Questo passaggio, di cui non si conosce ancora la data, non comporterà il cambio delle SIM per i già clienti in quanto operatore virtuale di tipo Full MVNO.

Nel corso degli ultimi anni tutti i virtuali sotto rete Vodafone appena elencati si sono già attrezzati rendendo disponibile il 4G per tutti i propri clienti, per cui dal punto di vista della navigazione internet, per coloro che hanno dispositivi recenti, non ci sarà alcun problema.

Invece, così come per i clienti Vodafone, anche i clienti degli operatori virtuali sotto rete Vodafone che utilizzano uno smartphone o una SIM non abilitati alla navigazione 4G dovranno fare i conti con gli stessi disagi, per cui in questo caso dovranno essere i clienti ad attrezzarsi per continuare la navigazione internet mobile.

Tuttavia c’è anche una questione che dovrà essere risolta da parte degli operatori: si tratta delle chiamate telefoniche, che nonostante continueranno a funzionare normalmente tramite rete 2G così come gli SMS, per via della dismissione del 3G non sarà più possibile navigare in contemporanea ad una chiamata, proprio a causa dello switch verso la rete 2G durante le telefonate.

Per evitare ciò sarebbe necessario che anche gli operatori virtuali abilitassero, chiaramente in accordo con Vodafone, la tecnologia VoLTE, che per i clienti dei virtuali con gli smartphone compatibili con questa tecnologia consentirebbe di effettuare e ricevere le telefonate tramite la rete 4G permettendo anche di continuare a navigare in internet durante una conversazione telefonica.

Cosa succede ai cellulari 2G e 3G ???

In molti si sono chiesti cosa succede dopo la dismissione delle reti 3G: Vodafone ha subito chiarito che per tutti i dispositivi e servizi in 2G e 4G la continuità di servizio sarà garantita senza nessun impatto rispetto alla situazione attuale. I dispositivi connessi attraverso tecnologia 3G e quindi non abilitati al 4G potranno continuare ad effettuare chiamate e inviare SMS, ma potrebbero riscontrare dei rallentamenti della navigazione Internet.

Staremo a vedere....