correnteIl mercato dei dispositivi mobili è sempre più caratterizzato da innovazioni che, anno dopo anno, vanno ad aggiungere valore ai dispositivi che lo compongono. Smartphone e tablet, dopo anni e anni di sviluppo, si portano dietro un problema considerabile ormai come “sempreverde”: mi riferisco ovviamente alla scarsa autonomia della batteria, causata dall’utilizzo di una tecnologia – le batterie al litio – che non riesce a rimanere al passo con i tempi che corrono.

Per questo motivo i vari produttori hanno ben pensato di ideare soluzioni sempre più sofisticate in grado di dimezzare i tempi di ricarica necessari. Le varie aziende ci hanno infatti dotato di caricabatterie USB di nuova generazione che ci ritroviamo però ad utilizzare sempre più spesso. Cosa accade quando uno dei caricabatterie che siamo soliti utilizzare viene smarrito, diventa difettoso o addirittura smette di funzionare? Come sostituire un caricabatterie originale quando ci rendiamo conto che quest’ultimo è obsoleto o scadente? Su cosa puntare se decidiamo di voler passare ad una nuova soluzione, magari dotata di più slot USB per ricaricare in contemporanea due o più device?

Ho avuto moto di testare per un paio di giorni questi due prodotti "Anker PowerPort" a 5 ingressi e un RavPower a 6 ingressi:

Devo dire ho trovati tutti e due molto validi anche per l'ottimo rapporto qualità prezzo, non ho riscontrato surriscaldamenti, rumorosità o altri problemi anche con più di un device attaccato.
Non avevo dubbi sui due prodotti in quanto avevo già acquistato dei loro marchi.

backupQuando esegui il backup di una macchina virtuale su un host Proxmox VE (nelle versioni più recenti) è molto probabile che si ottenga un file denominato: qualcosa.vma.gz (oppure lzo).

Normalmente questa è un'immagine compressa due volte una in vma e una in gzip (oppure lzo).
Per decomprimerlo si deve prima ad esempio:
gunzip vzdump-qemu-105-2021_01_17-12_46_25.vma.gz
oppure
lzop -d vzdump-qemu-105-2021_01_17-12_46_25.vma.lzo

Otterremo un file .vma che sembra essere un formato interno a Proxmox, sempre da questu'ultimo possiamo lanciare:
vma extract ./file.vma -v ./vmaextract

Ed otterremo un immagine grezza del disco (.raw) e il relativo file di configurazione di kvm, ora come ultimo passaggio, l'immagine grezza può essere convertita in immagine VirtualBox:
qemu-img convert vmaextract/disk-drive-scsi0.raw -O vdi disk.vdi

Ora è possibile creare una nuova macchina e agganciare il disco appena estratto, sarà necessario sistemare driver e periferiche in base al sistema operativo al suo interno.

WhatsApp non fa ammenda, ma fa comunque un passo indietro: la discussa policy per la gestione dei dati subisce una battuta d’arresto e viene spostata di tre mesi, lasciando così agli utenti molto tempo in più per capire (ed al gruppo molto tempo in più per spiegare). La polemica viene congelata con un rinvio, insomma, ma anche con un linguaggio che lascia trapelare una certa acrimonia nei confronti di quanti hanno riportato in modo inesatto ciò che stava per accadere.

Nel frattempo agli utenti giungono piene rassicurazioni: nessun account sarà rimosso o cancellato, nessuna forzatura sarà portata avanti né oggi, né l’8 febbraio, né in seguito. Da oggi inizia un tentativo di riappacificazione per tutti i transfughi che in queste ore hanno sentito le sirene di Signal o Telegram ed hanno pensato di migrare le proprie comunicazioni.

WhatsApp, policy rinviata
A pesare su quanto accaduto c’è sicuramente la storia di Facebook, gruppo chiaramente famelico di dati, nonché l’improvvisa richiesta di accettare un’informativa che pochi hanno letto e ancor di meno hanno compreso. L’intervento del Garante Privacy italiano è stato in tal senso tempestivo e chirurgico nell’identificare le mancanze di WhatsApp: testo poco chiaro, scarsa trasparenza ed una conseguente mancata libertà di scelta da parte dell’utenza. Ecco perché il Garante ha spostato la discussione sul campo europeo (alzando quindi la posta) e minacciando interventi d’emergenza.

Per una volta una battaglia vinta! ma la guerra è lunga....

whatsappUn messaggio avvisa dei nuovi termini di servizio ma la app fa sapere che non ha intenzione di condividere “i dati degli utenti WhatsApp dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità”

Potrebbe esservi già arrivato, oppure arriverà nelle prossime ore. È un messaggio Whatsapp che invita ad accettare i nuovi termini di servizio e le norme sulla privacy. Ebbene, chi rifiuta non potrà più usare la app di messaggistica dal prossimo 8 febbraio. “Toccando ‘accetto’, accetti i nuovi termini e l’informativa sulla privacy, che entreranno in vigore l′8 febbraio 2021. Dopo questa data, dovrai accettare questi aggiornamenti per continuare a utilizzare WhatsApp. Puoi anche visitare il centro assistenza se preferisci eliminare il tuo account e desideri ulteriori informazioni“, questo il messaggio completo. Ma le spiegazioni fornite specificano che “non ci saranno cambiamenti nella condivisione dei dati con Facebook in merito alle chat non business e alle informazioni sull’account e, per quanto riguarda la messaggistica aziendale, non stiamo imponendo agli utenti di condividere i dati”. In breve, Whatsapp non ha intenzione di condividere “i dati degli utenti WhatsApp dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità”.

Ma il Garante per la privacy chiede chiarimenti e si dice pronto a intervenire "in via d'urgenza".... Per il Garante della privacy i termini di WhatsApp sono "poco chiari e intelligibili" (e sono d'accordo) e non permettono agli utenti una scelta "libera e consapevole".

La scelta dei componenti hardware è fondamentale. E' come cucinare, se gli ingredianti non sono freschi e di qualità il piatto finale non risulta appetitoso.

Nella realizzazione di un HomeLab (o comunque di attrezzature da usare in casa) per scopi di studio, sperimentazione o H24 a meno che di avere una sala dedicata è necessario anche valutare l'impatto "energetico" e "sonoro".
Le apparecchiature profesisonali sono studiate per girare a regine sempre accese raffreddare bene a volte a discapito del rumore generato.

In alcuni casi è possibilie sostituiendo alcuni componenti oppure valutando bene l'assemblaggio di ridurre consumi energetici e rumore emesso,

E' l'esempio del mio ultimo progetto, un miniserver realizzato utilizzando: